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Riforma dell’Esame di Maturità: che cosa cambia dall’anno scolastico 2025/2026

L’anno scolastico 2025/2026 è appena iniziato e sono già molte le novità presentate dal Ministero dell’Istruzione che riguardano diversi ambiti della vista degli studenti. Una delle più rilevanti, oltre al divieto di utilizzo degli smartphone a scuola, è sicuramente la riforma dell’Esame di Maturità.

A partire dall’anno scolastico 2025/2026, infatti, entra in vigore il Decreto-legge 9 settembre 2025, n. 127, che introduce modifiche importanti per l’Esame di Stato del secondo ciclo di istruzione. L’obiettivo del decreto è aggiornare modalità, contenuti e funzioni della prova finale, nonché alcuni aspetti organizzativi connessi all’avvio del nuovo anno scolastico. Cerchiamo di scoprire assieme quali siano le novità principali previste dalla riforma.

  1. Modifica di alcune denominazioni
    La prima modifica riguarda proprio la denominazione dell’esame che da “Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo” passa o, per certi versi, ritorna a “Esame di Maturità”. Un secondo cambiamento di denominazione è quello relativo ai “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (PCTO), che viene sostituita da “formazione scuola-lavoro”.
  2.  Finalità e criteri di valutazione
    L’obiettivo che si vuole perseguire con il nuovo Esame di Maturità è la verifica dei livelli di apprendimento (conoscenze, abilità, competenze specifiche dell’indirizzo di studio), ma questa prova pone anche maggiore enfasi sul grado di maturazione personale, autonomia e responsabilità acquisito da ciascuno studente al termine del percorso.
    Inoltre, la riforma non rende solo l’esame un mero momento di verifica, ma anche uno strumento che aiuta lo studente a fare scelte future, sia che riguardino il proseguimento degli studi che l’ingresso nel mondo del lavoro.
    Nel profilo valutativo derivante dal nuovo Esame di Maturità si terrà, infatti, conto anche:
    • delle competenze digitali;
    • della partecipazione alle attività di formazione scuola-lavoro;
    • dell’insegnamento dell’educazione civica.
  3. Struttura e caratteristiche delle prove d’esame
    Il nuovo Esame di Maturità prevede due prove scritte, a cui si aggiunge un colloquio orale, vertente solo su quattro discipline individuate annualmente dal Ministero, scelte tra le materie caratterizzanti dell’indirizzo di studio. Il colloquio non si limita alla verifica disciplinare, ma include la valutazione della capacità di argomentare, di collegare conoscenze, della maturazione personale, della responsabilità, dell’autonomia, anche in relazione all’impegno scolastico e ad attività coerenti con il percorso di studio.

  4. Commissioni d’Esame
    Come per l’Esame di Stato, presso le scuole statali e paritarie sedi d’esame, sarà costituita una commissione ogni due classi. La commissione è presieduta da un presidente esterno all’istituzione scolastica. Essa sarà composta da due membri esterni e, per ciascuna delle due classi, due membri interni afferenti alle aree disciplinari individuate con decreto ministeriale.

  5. Punteggio, credito scolastico e integrazione
    Affinché l’Esame sia valido, è necessario che il candidato svolga regolarmente tutte le prove previste. Al termine delle prove, la commissione può integrare motivatamente il punteggio finale fino a un massimo di tre punti nei casi in cui lo studente abbia già raggiunto un punteggio complessivo elevato (almeno 97 punti su 100) considerando credito scolastico e prove d’esame.

  6. Modelli di diploma e curriculum
    La riforma introduce anche nuovi modelli che riguardano sia il diploma finale, che il curriculum dello studente.

  7. Modifica dell’indirizzo di studio
    Nel primo biennio, gli studenti possono chiedere il cambio di indirizzo, articolazione o opzione di studio entro il 31 gennaio di ogni anno. La scuola destinataria deve garantire interventi didattici integrativi per assicurare l’inserimento nel nuovo percorso. Dal terzo anno in poi, il cambio è previsto all’esito dello scrutinio finale e può richiedere un esame integrativo.

Il decreto, che entra in vigore a partire il 10 settembre, prevede anche misure per la formazione dei docenti e dei commissari al fine di garantire che le nuove modalità siano ben applicate. Le scuole professionali e tecniche, così come gli indirizzi tecnico-professionali, sono coinvolti nella definizione delle materie caratterizzanti e nelle linee guida già esistenti.

La riforma dell’esame di maturità prevista con dal Decreto-legge 127/2025 rappresenta un cambiamento significativo sia nei contenuti che nelle modalità dell’esame finale. Punta non solo a valutare quanto gli studenti hanno appreso, ma anche come sono cresciuti in termini di autonomia, responsabilità e preparazione al mondo che li aspetta dopo la scuola.

Per gli studenti significa prepararsi non solo alle prove scritte e al colloquio, ma anche far emergere il proprio impegno nel percorso scolastico, nelle attività di formazione scuola-lavoro, nelle competenze digitali e civiche. Per le scuole comporta un adeguamento organizzativo, formazione del personale e attenzione alle materie caratterizzanti.

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