
Laura Fattorutto, classe 5^
Avete mai sentito parlare dell’ ”effetto spettatore” o “effetto testimone”? Questo è un particolare fenomeno sociale che si verifica nel momento in cui a un soggetto, in una situazione di emergenza, non viene offerto alcun tipo di soccorso dai presenti.
Paradossalmente, quando si registrano queste situazioni, maggiore è il numero di persone presenti, minore sarà il numero di prestazioni di aiuto. L’effetto spettatore venne studiato da due psicologi che se ne interessarono dopo un omicidio in particolare. Questo caso stimolò l’interesse e la ricerca nell’ambito: stiamo parlando del caso di Kitty Genovese.
Chi era la ragazza in questione?
Catherine Susan Genovese, meglio conosciuta come Kitty, era una ragazza che nacque e visse a New York. Sorella maggiore di altri 5 fratelli, condusse la sua ordinaria vita nel quartiere di Brooklyn. Dopo che la sua famiglia si trasferì, la giovane decise di rimanere in città e di occuparsi della gestione di un bar nel Queens. Il motivo per cui è conosciuta non è dei più allegri, purtroppo Kitty è la vittima di un “volgare”omicidio.
Una sera di marzo, di rientro tardi a casa, la ragazza venne seguita da un uomo: Winston Moseley, nonché il suo aggressore.
L’aggressione: il pubblico, disinteressato, ignora le urla
L’individuo, dopo aver intercettato la ragazza, la inseguì fino sotto al condominio nel quale ella viveva; la rincorse e da dietro la accoltellò ben due volte alla schiena. La giovane, cosciente e dolorante chiese aiuto, gridò e cercò di mettersi in salvo.
Tuttavia, le sue urla, sebbene udite da parecchi vicini, non vennero prese in considerazione, tranne che da un uomo che intimò a Moseley di lasciarla stare.
All’udire quelle parole, l’aggressore fuggì e Kitty riuscì faticosamente ad avvicinarsi al condominio. Gravemente ferita, cercò di chiamare la polizia, ma le due telefonate effettuate erano confuse e non vennero considerate prioritarie.
Il secondo attacco: Kitty non sopravvive al tragitto in ambulanza
Purtroppo però la vicenda non si concluse qui: Moseley dopo 10 minuti tornò dove aveva lasciato Kitty in fin di vita, la cercò rigorosamente e dopo averla trovata, dietro all’edificio, passò al secondo attacco.
La ragazza venne pugnalata diverse altre volte e, prima di morire, venne violentata ripetutamente dall’uomo; infine venne derubata di circa 50 dollari prima di essere abbandonata sul luogo del crimine. I tagli che la Genovese riportava sulle mani erano un chiaro segnale di come avesse cercato di difendersi, senza successo.
Kitty era ancora in vita quando arrivarono i soccorsi, chiamati da un testimone non appena Moseley se ne fu andato, e venne portata d’urgenza in ospedale. Purtroppo la giovane morì durante il tragitto a causa di un’emorragia; in seguito venne stabilito che se solo avesse ricevuto soccorso qualche minuto prima, la ragazza sarebbe molto probabilmente sopravvissuta.
Dalle indagini, emerse che circa una dozzina di individui avrebbe intercettato le urla e le richieste di aiuto della ragazza, seppur non da testimoni diretti o totalmente consci dell’accaduto. Un testimone affermò di non essere intervenuto perché non voleva rimanerne coinvolto, mentre un altro disse che non aveva agito perché era stanco e voleva tornare a letto.
Conseguenze per Winston Moseley: nasce un killer seriale
L’assassino di Kitty, infine, venne catturato a seguito di un altro crimine e confessò non solo di aver ucciso la Genovese, ma si assunse la responsabilità di altri tre omicidi, sempre a sfondo sessuale. Fu classificato come killer seriale e dalle varie perizie psichiatriche emerse che Moseley era un necrofilo.L’uomo venne arrestato e condannato alla pena di morte, che però si ridusse all’ergastolo.
Effetto spettatore dilagante: il caso Ciatti
Questo particolare “effetto spettatore” non è così distante da noi come possiamo pensare. Infatti, una vicenda simile si è tristemente replicata nel 2017. Nell’agosto del 2017, un giovane ragazzo fiorentino di nome Niccolò Ciatti, si era recato assieme ad altri amici a Lloret de Mar in Spagna. Una sera il gruppo di ragazzi aveva pianificato di trascorrere la serata in una discoteca locale. All’interno della struttura i giovani si erano ritrovati nel mezzo di un dibattito animato con tre ragazzi ceceni, i quali avevano importunato delle ragazze.
Niccolò si era intromesso tra le due parti per fare da paciere e, inizialmente, la cosa aveva funzionato e si era ristabilita la situazione. In seguito però, non appena i ragazzi uscirono dal club, i tre ceceni lo intercettarono e lo aggredirono davanti alle telecamere delle persone che stavano attorno a guardare. Niccolò venne ucciso da un calcio fatale alla testa.
A sferrare il colpo mortale fu Rassoul Bissoultanov. Il ragazzo nato nel 1993 in Cecenia era un esperto di MMA e arti marziali. La sentenza lo condannò a 23 anni di carcere, ma di lui nessuna traccia. Infatti Bissoultanov risulta latitante da due anni.
Insensibilità e indifferenza del pubblico: ecco cosa alimenta l’effetto spettatore
La somiglianza tra il caso di Kitty Genovese e quello di Niccolò Ciatti è l’apatia delle persone circostanti alle vittime che, nonostante si trovino in una situazione favorevole all’intervento, rimangono a guardare senza interessarsi. Nonostante un largo lasso di tempo tra i due episodi, ciò che ne traiamo è una realtà di coscienza fredda ed impassibile che neppure difronte ad un omicidio si muove.
Il “fenomeno spettatore” continua a replicarsi all’interno della nostra società, mossa dalla paura o dall‘indifferenza rappresentando, dunque, un problema.
Questi due casi, come molti altri, devono essere d’esempio per farci riflettere sul nostro atteggiamento effettivo o eventuale, nonché spingerci ad assumerci le nostre responsabilità, qualora ci trovassimo a non agire, in nessun modo, dinanzi a simili avvenimenti. Solo agendo consapevolmente, infatti, possiamo sperare di evitare altre tragedie analoghe.