
Veronica Vitale, classe 2^B
La violenza della polizia in Brasile ha nuovamente ricevuto l’attenzione durante le scorse settimane quando, all’incirca 23 persone sono rimaste ferite gravemente in un’operazione della polizia, attuata contro l’organizzazione criminale Comando Vermelho, nella zona nord di Rio de Janeiro.
L’ episodio non rappresenta una novità perché tutto ciò è molto comune. In sei anni il numero dei massacri nella città di Rio è sestuplicato e non tutti possono evitare queste situazioni rischiose.
Non sempre è possibile scegliere il posto dove abitare o la casa in cui vivere, quasi 2 miliardi di persone nel mondo sono costrette ad abitare qui, in abitazioni pericolanti e senza beni e servizi di prima necessità
Le favelas in Brasile e la popolazione che vive ai margini della città
Nelle comunità urbanizzate la popolazione è cresciuta del 43,5%, raggiungendo i 16,4 milioni di individui. La maggior parte della popolazione che ci vive è accomunata da: disoccupazione, povertà, basso livello di istruzione, passato migratorio, ma anche dipendenza da alcol e/o droghe. Questo fenomeno riguarda soprattutto le grandi metropoli, caratterizzate dal principio di “esclusione”: i benefici della globalizzazione vanno soprattutto a vantaggio di chi partecipa alle nuove forme di produzione, di lavoro, di conoscenza.
I numeri più preoccupanti riguardano l’Africa subsahariana e l’America Latina.
Criminalità e spaccio nelle favelas: cosa c’è di vero?
I gruppi di narcotrafficanti controllano alcune delle più grandi favelas di Rio de Janeiro, in Brasile, oggi l’organizzazione criminale Complexo de Israel esercita il controllo su decine di migliaia di persone che vivono nelle favelas. L’etichetta di narcotrafficanti è nata dall’alleanza tra rivali storici: gruppi paramilitari e organizzazioni di narcos neo pentecostali controllano tuttora le più grandi favelas di Rio.
Complexo de Israel si chiama così per via di una sua particolarità: si tratta di un gruppo criminale dal forte tratto religioso, aderente alle chiese neo pentecostali, ovvero chiese evangeliche del cristianesimo protestante diffuse anche in Sudamerica.
In Brasile queste chiese hanno avuto uno sviluppo intenso e i cristiani evangelici rappresentano oggi circa il 27% della popolazione. Proprio per questo alcuni dei membri del Complexo de Israel si definiscono «spacciatori di droga di Gesù».
Il Complexo de Israel non trae profitti esclusivamente dal traffico di droga, ad esempio nei territori che controlla la popolazione è costretta a pagare tasse per la protezione. Le chiese evangeliche, escluse dal pagamento delle tasse, sono utilizzate poi per riciclare il denaro proveniente dal traffico di droga.
Interventi ed esecuzioni della polizia nelle favelas
La polizia brasiliana spesso effettua assalti violenti contro le organizzazioni di narcotrafficanti a Rio de Janeiro. Durante le operazioni scoppiano scontri violenti con armi da fuoco con le gang. Gli abitanti terrorizzati spesso rimangono feriti o addirittura perdono la vita.
Il BOPE (Batalhão de Operações Policiais Especiais), ovvero “Battaglione per le operazioni speciali di polizia”, è un gruppo di intervento speciale della Policia Militar di Rio de Janeiro, specializzato nell’effettuare operazioni sul territorio delle favelas ed in altre zone ad alto rischio.
Le unità del BOPE possiedono una vasta esperienza per ciò che riguarda la “guerriglia urbana”, ovvero scontri violenti, ma limitati, tra gruppi di contestatori e forze dell’ordine. Il BOPE utilizza inoltre un equipaggiamento ritenuto più potente rispetto a quello usato dalle tradizionali forze dell’ordine civile.
Favelas ma non solo in America Latina, ma anche in Africa
In Africa troviamo gli slums che sono l’equivalente delle favelas, uno degli slum più grandi lo troviamo in Kenya, con i suoi 2 milioni e mezzo di abitanti. Il suo nome è Mathare ed è uno degli Slum più grandi e popolati che si trova nella periferia di Nairobi.
Lo slum accoglie circa il 60% della popolazione della capitale keniota. Solo il 20% delle abitazioni ha la corrente elettrica e praticamente non esiste acqua potabile; ogni abitazione è in media condivisa da 50 persone, non esistono ospedali e ambulatori pubblici. Grigi palazzoni sovraffollati, baracche di lamiera, vicoli ingombri di spazzatura, negozi protetti da gabbie di ferro antirapina: sono le immagini che possiamo trovare in rete su Mathare, dove più di mezzo milione persone porta avanti, ogni giorno, una lotta spietata per guadagnarsi da vivere.
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