Thomas Fontana, classe 4^A
Cosa significa realmente l’espressione “film per bambini”?
Ad oggi è complicato categorizzare un film all’interno di paletti fissi: thriller o horror? Fantasy o fantascienza? Storico o semplicemente tratto da una storia vera? Molte di queste etichette hanno confini fumosi, non sappiamo bene distinguere l’inizio di uno dalla fine dell’altro. C’è solo una distinzione netta che negli anni si è preservata: quella del target.
Bastano i primi dieci minuti per farci esclamare: “Non fa per me!”
Quasi nell’immediato, dall’inizio del film, è possibile capire se sia adatto a noi o se, al contrario, parla ad un pubblico diverso, magari formato da individui più piccoli. Colori accesi, paesaggi piani, animali dappertutto, personaggi infantili e voci strillanti: tutti tratti caratteristici dei film “per bambini”, o “cartoni animati”, come vengono spesso definiti dai più.
Alcune tecniche di animazione: dare vita a un disegno
I cartoni animati o, in gergo tecnico, lungometraggi d’animazione, corrispondono a una successione molto rapida di disegni che assieme formano un’immagine che si muove. Nel mondo del cinema questa tecnica è stata rivoluzionaria, con essa nasce la possibilità di far muovere qualsiasi tipo di creazione, senza aver bisogno di robot giganti o dei migliori burattinai del mondo.
Qualsiasi cosa che può essere disegnata può anche muoversi. Esistevano già centinaia e centinaia di disegni e andavano molto di moda infatti, le prime animazioni sono trasposizioni computerizzate e movimentate dei fumetti dell’epoca. È sufficiente togliere i balloon dai fumetti per poi dare voce ai personaggi che si muovono e il gioco è fatto.
Film per bambini e animazione: la Disney
Oggi la Disney è riconosciuta mondialmente come la casa produttrice di classici e di film che hanno fatto la storia dell’animazione. La creatura finale di Walt Disney, un produttore, a tratti pazzo, che scelse di investire molto nell’animazione, a cui ad oggi attribuiamo i primi cortometraggi d’animazione occidentali e la stesura di molti classici.
Walt, con fondi non meglio specificati, crea prima il famoso topo, Mickey Mouse, e lo inserisce all’interno di un insieme di avventure scritte, disegnate e revisionate interamente a mano, e soprattutto animate dal suo studio d’animazione. Poi allunga il minutaggio, si ispira a qualche fiaba, aggiunge i colori, le voci dei personaggi e i suoni. Nel 1937, esce nelle sale “Biancaneve e i sette nani”; un capolavoro fin troppo moderno per l’epoca, 8 milioni di incassi a fronte di solo 1,5 spesi per la produzione.
Walt si esalta e non si ferma: nel ‘40 esce Pinocchio, nel ‘41 Dumbo, nel ‘42 Bambi… e avanti così.
La scelta del tema: cosa è cambiato da ieri ad oggi? L’esempio di “Wish”
Oggi i classici Disney sono 62 e l’ultimo uscito è “Wish” (2023) che ha suscitato molto scalpore, soprattutto per ciò che doveva (e voleva) rappresentare, ovvero il 100° anniversario dello studio d’animazione. In questo film un re malefico si impossessa dei sogni dei suoi sudditi attraverso la magia e la principessa del regno, venuta a scoprire il misfatto, si sente in dovere di salvare la popolazione. Ad una trama già sentita si aggiungono chiari riferimenti al mondo Disney, secondo la critica fin troppo espliciti, 7 canzoni di almeno 5 minuti l’una, personaggi già visti in altri film e avvenimenti fin troppo scontati, senza alcun riferimento, e nessuna critica agli errori commessi nel tempo dallo studio d’animazione (come lo sfruttamento dei lavoratori e gli stipendi troppo bassi), come invece ci si aspettava.
Nulla a che vedere con il volere di Walt Disney che usava le sue opere principalmente per scopi critici e propagandistici, basti pensare a Bambi che parla di nascita e crescita, amicizia, amore e morte. Non proprio temi facili da trattare, considerando che il film nasce con l’obiettivo di parlare ai bambini.
La considerazione del pubblico dei piccoli, anche loro possono capire
Quello che è cambiato nel tempo è proprio questo: i temi nei film per bambini si stanno progressivamente semplificando, come se l’obiettivo degli autori fosse quello di attirare più pubblico possibile attraverso le canzoni e i cameo presenti nelle opere.
Il pubblico per cui questi lungometraggi sono creati, non è dunque in grado di comprendere certi temi?
In realtà è evidente che i bambini, se trattati come capaci di capire, capiscono. Con le giuste proporzioni, una narrazione sensata e l’utilizzo di personaggi dalla caratterizzazione profonda, si può raccontare di tutto, anche all’interno di film per bambini. Si può parlare anche di morte come in Bambi, o in Coco (2017), di emozioni (Inside Out, 2015), di differenze sociali (Zootropolis, 2016) o, addirittura di fenomeni sociali ed economici più complessi come il capitalismo (La carica dei cento e uno, 1961).
Sfruttando al meglio le tecniche di settore, nonché le ulteriori e sempre nuove competenze innegabilmente sviluppate nel corso di anni e anni di lavoro, è possibile trattare qualsiasi tematica, anche quelle più delicate da affrontare. Questa potrebbe essere una vera sfida per la potenza mediatica del cinema d’animazione.