Veronica Vitale, classe 2^B
Proprio l’espressione fake news, da qualche anno, è diventata di uso comune.
È davvero possibile individuare l’autenticità delle notizie recuperate in rete e sui social network, considerati oggi il principale canale di diffusione di “bufale”? Nei social media le storie non durano più di 15 secondi, e proprio questo è il tempo massimo che la maggior parte di noi dedica ad analizzare i contenuti che ci vengono proposti. È ovvio che, così facendo, il rischio di cadere in errore è più elevato. Da qui nasce la necessità di interrogarsi sulla qualità delle fonti di informazione.
Fake news: un esempio di cattiva informazione
Esistono diversi tipi di cattiva informazione: le fake news, nello specifico, generano disinformazione. Si tratta della diffusione, il più delle volte volontaria, di falsità e pseudonotizie, ovvero informazioni false o fuorvianti, attraverso qualsiasi media.
Esempi di bufale possono essere pubblicazioni su reti sociali, redatte con informazioni inventate e ingannevoli, rese pubbliche con il deliberato intento di disinformare, oppure di creare scandalo. Con l’avvento di Internet, è aumentata la loro condivisione per mezzo di media sociali e da parte di attori estranei come gli influencer, i personaggi dello spettacolo e persino i politici stessi.
Conseguenze della disinformazione: l’esempio del caso Puff Diddy
Una fake news può fare il giro del mondo molto velocemente e, ad esempio, quando si tratta di un falsa notizia riguardante una persona, la stessa può essere diffusa ancor prima che quest’ultima abbia il tempo di tutelarsi.
Solitamente quando un personaggio famoso, come nel caso di Sean Combs “Puff Diddy”, produttore discografico noto nel mondo della musica per le sue relazioni con star del calibro di Beyoncé e Jay-Z, finisce nell’occhio del ciclone, è quasi inevitabile che emergano teorie e complotti di ogni sorta.
Dall’arresto, infatti, il caso “Diddy” è diventato terreno fertile per speculazioni e fake news che stanno circolando molto velocemente. Le accuse, del resto, sono molto pesanti, Diddy è accusato di diversi reati, tra cui: traffico di esseri umani, violenza sessuale e sfruttamento a scopo di prostituzione.
Come difendersi? Alcuni consigli utili per un’ informazione di qualità
Anche il caso Puff Diddy, alla pari di altri, ci ricorda quanto sia importante scegliere di informarsi con attenzione e consapevolezza verso i contenuti e, soprattutto, in merito alle fonti da cui sono tratti. Come è possibile riuscirci nella quotidianità?
Quando si effettuano delle ricerche in rete, è consigliabile fare diversi confronti su più fronti, selezionando fonti affidabili, così da verificare che eventuali informazioni ripetute siano tra loro affini. Inoltre, quando ci si imbatte in un articolo “scandaloso”, o piuttosto eclatante, è meglio fermarsi e valutare con calma la sua attendibilità, prima di diffonderne ulteriormente il contenuto.
È opportuno analizzare le date di pubblicazione assicurandosi che le informazioni siano aggiornate. Le informazioni datate possono risultare non più accurate poiché, sebbene nel momento in cui la notizia è stata diffusa potessero risultare anche veritiere, ulteriori e più recenti aggiornamenti potrebbero aver cambiato il quadro della situazione. È dunque responsabilità non solo di chi scrive, ma anche di chi legge e diffonde contenuti di informazione, prestare attenzione ai dettagli e assicurarsi che le fonti di partenza siano attendibili.
Fortunatamente, osservando i dati statistici in merito alla diffusione delle fake news, si può notare che rispetto al biennio 2019-2020 la divulgazione, ad oggi, è sensibilmente in calo.