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Il caso dei fratelli Menéndez: tra ricchezza e oscuri segreti familiari

I fratelli Menendèz: in primo piano i nastri gialli della scena del crimine.

Sophie Mistretta, classe 4^A

Qualche giorno fa, su Netflix, è uscita una nuova serie tv: “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez”. 

Fin da subito si è guadagnata un seguito notevole, ma quali sono i fatti reali dietro la narrazione? Cosa è realmente accaduto 35 anni fa? Era il 20 Agosto 1989, quando a Beverly Hills successe l’inspiegabile, il delitto di José e Kitty Menéndez da parte dei loro figli Lyle ed Erik. A Beverly Hills non capita spesso di assistere ad omicidi, soprattutto nella casa di una famiglia così ricca e potente. 

Tra misteri oscuri e verità nascoste, i fratelli Menéndez decisero di fare un gesto violento nei confronti dei loro genitori: scelsero di impugnare un fucile che avrebbe cambiato le loro vite per sempre. 

Lo scenario pregresso: dinamiche famigliari svelate

Chi sono i protagonisti della vicenda?

Il padre José, accusato di molestie sessuali, stupro e violenza verso i propri figli e la madre Kitty, drogata e alcolizzata, succube del marito e a conoscenza di tutto, impaurita solo dall’idea che la sua famiglia e la sua vita potessero rovinarsi. 

Lyle ed Erik, due fratelli con un legame molto forte, sopravvivono all’interno della propria vita familiare, ma ora hanno deciso di mettere fine alle loro sofferenze.

Il delitto perfetto: nulla viene lasciato al caso

Secondo le indagini i fratelli Menéndez raggiunsero i genitori José e Kitty nel salotto di casa, intenti a ucciderli con due fucili da caccia calibro 12, acquistati poco prima utilizzando un  documento falso. Furono colpiti almeno 16 volte a distanza ravvicinata, il padre venne colpito 6 volte con un colpo mortale alla nuca e la madre fu colpita 10 volte: riuscì a strisciare a terra, lo testimoniano le tracce di sangue sul pavimento, ma non ebbe ugualmente scampo. 

La brutalità degli omicidi portò gli investigatori a credere fosse stata la mafia, ma in realtà gli assassini erano più vicini di quanto pensassero.

I fratelli Menéndez dichiararono di essere usciti di casa prima dell’omicidio, andarono al cinema nell’ intento di far credere di aver visto un film per concludere, infine, la giornata a una degustazione di vini e formaggi. In poche parole fecero in modo di essere visti da quante più persone possibili per non destare sospetti

Il seguito: acquisti folli, feste, alcol e droga

Durante i mesi successivi  i fratelli Menéndez non si comportano come due ragazzi che avevano perso i genitori al contrario, i due giovani approfittarono della ricchezza della famiglia.

La famiglia Menéndez, infatti, incarnavs la famiglia americana perfetta, il padre dopo essere emigrato da Cuba aveva fatto carriera nel settore dei video, garantendo alla famiglia un posto nella Beverly Hills benestante.

Erik comprò una Jeep Wrangler, investì 40 Mila dollari in un concerto rock che non ebbe mai luogo e assunse un personal tennis coach, Lyle invece comprò un Rolex, una Porsche Carrera, molti vestiti di lusso e un ristorante a Princeton, inoltre passarono le vacanze in isole esotiche e organizzarono feste con giri di drogaI fratelli Menéndez, in sei mesi, spesero circa 700 Mila dollari.

Il crollo inaspettato: verità svelate

Erik era l’anello debole e sensibile tra i due fratelli Menéndez, tanto che dopo l’omicidio lui non riusciva a vivere le sue giornate in modo indifferente e positivo: aveva visioni, sognava la morte dei genitori e aveva attacchi di panico.

Preso da un momento di sconforto e preoccupazione raccontò tutto l’accaduto al suo psicologo Jerome Oziel che a sua volta si confidò con Judalon Smyth, una donna con cui aveva una relazione extraconiugale. Da qui, dopo sei mesi, arrivò la soffiata alle autorità da parte della signora Smyth.

Oziel registrò le conversazioni con i due fratelli Menéndez e, dopo una lite con l’amante, Smyth contattò la polizia per rivelare che i fratelli Menéndez avevano ucciso i genitori.

I due giovani furono arrestati nel Marzo 1990 e dopo un processo nullo, a seguito di diverse battaglie legali, vennero condannati il 20 Marzo 1996.

I fratelli Menéndez al processo sostenevano di aver ucciso i genitori per gli abusi sessuali e gli stupri subiti dal padre José, inoltre la madre venne uccisa per essere complice del padre, per aver mantenuto il silenzio e non aver mai protetto i figli dalle violenze. 

La madre Kitty beveva e prendeva pastiglie nell’intento di togliersi la vita dopo aver scoperto i tradimenti del marito. Il clima a casa era pauroso, i fratelli Menéndez sostenevano che i genitori volevano ucciderli e che, se non l’avessero fatto loro per primi, sarebbero stati uccisi la stessa sera dell’omicidio direttamente da Kitty e José.

Il processo all’epoca: la riapertura del caso oggi

Il processo si divise in due momenti: in primis i fratelli Menéndez vennero processati insieme, ma con giurie separate, entrambi i processi si conclusero in una situazione di stallo e vennero dichiarati nulli. Successivamente furono processati insieme al comando del giudice Stanley Weisberg che limitò le testimonianze sugli abusi.

Sia Lyle che Erik furono condannati all’ergastolo e furono separati fino al 2018. Vennero poi autorizzati a scontare la pena nella stessa prigione, quella di San Diego.

Tuttavia, a distanza di 35 anni, La procura di Los Angeles scopre ulteriori prove attendibili sugli abusi sessuali denunciati dai fratelli. Una svolta, forse, decisiva che potrebbe portarli a ottenere la libertà condizionale.

Il 26 novembre è attesa la nuova sentenza del giudice. 

Cosa accadrà?

Seguiranno aggiornamenti.

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