Arianna Orlando, classe 5^
Lo spinnamento dello squalo è una pratica che consiste nella rimozione delle pinne degli squali, spesso mentre sono ancora vivi. Il numero di squali uccisi in tutto il mondo è compreso fra i 70 e i 100 milioni ogni anno.
I pescatori, nella maggior parte dei casi, dopo aver pescato e spinnato gli squali li rigettano in mare ancora vivi, ma senza le loro pinne. Tuttavia, dato che le pinne sono fondamentali per nuotare, questi squali finiscono per sprofondare nei fondali marini, dove muoiono soffocati o vengono mangiati da altri predatori.
Spinnamento degli squali: a cosa serve?
Anche se in alcuni Paesi questa pratica è stata vietata, lo spinnamento degli squali è in aumento dal 1997. Una delle cause principali è la richiesta delle pinne di questi predatori per la zuppa che se ne ricava e, in aggiunta, in Oriente e in Cina, vengono anche utilizzate per le cure tradizionali.
Questo porta molti pescherecci a pescare gli squali e spinnarli, dato che questo comporta incredibili profitti senza dover trasportare la carne degli squali, che è più ingombrante. I principali mercati per le pinne di squalo sono concentrati in Asia, specialmente in Cina, a Hong Kong e a Singapore.
Ad oggi il valore globale del commercio di pinne di squalo è stimato a cifre che vanno dai 400 milioni ai 1 miliardo di dollari all’anno.
Rob Stewart: come rinventare la figura dello squalo
Rob Stewart, nato nel 1979 a Toronto e morto nel 2017 a Islamorada, era un fotografo, regista e produttore cinematografico canadese noto per aver scritto e diretto il docufilm del 2006 “Sharkwater”.
Appassionato fin da piccolo di fotografia subacquea e immersioni, dedicherà la sua vita a queste e cercherà di offrire uno sguardo positivo sulla figura degli squali.
Nel 2006, spinto dalla sua passione per gli squali e dalla voglia di ripulirne la reputazione, produce il docufilm “Sharkwater”, l’idea gli è venuta quando alle isole Galápagos ha sorpreso alcuni uomini durante la pesca illegale di squali. Questo docufilm, che vede Rob stesso come narratore-protagonista, oltre ad essere stato pluripremiato è riuscito anche a far aprire gli occhi al mondo sulla realtà dello spinnamento degli squali, mostrandoli per come li vedeva lui, non come dei “mostri” assetati di sangue.
Si tratta di animali senzienti, aggraziati e meritevoli di rispetto ed empatia, che bisogna cercare di salvare e preservare dai bracconieri poiché contribuiscono a un delicato equilibrio dell’ecosistema marino.
Sea Shepard: salvaguardia dei mari
Rob ha lavorato anche con il capitano della “Ocean Warrior”, Paul Watson, nave della Sea Shepherd, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa della salvaguardia della fauna e della flora degli ambienti marini.
Insieme a Paul Watson ha girato i mari cercando di fermare più bracconieri possibili e di salvare gli squali da questi ultimi. Per questi loro interventi sono anche stati arrestati per la denuncia di questi crimini.
Rob aveva una grande passione per gli squali, infatti si immergeva per passare del tempo con loro. Utilizzava una tecnica inventata da lui chiamata “rebreather” che permette il ricircolo dell’aria evitando quindi la produzione di bolle, per non spaventare gli squali, così che fossero loro ad avvicinarsi a lui e non il contrario.
Paul, in una lettera scritta per il collega dopo la sua morte, ha scritto che Rob era consapevole di quanto pericoloso fosse il suo lavoro, ma che secondo lui la possibilità di essere ucciso da uno squalo era l’ultima delle sue paure.
Purtroppo con questo metodo di immersione Rob è venuto a mancare all’età di 37 anni, a causa di un soffocamento durante un’immersione.
Quello che però ha fatto stare “meglio” le persone vicino a lui è il pensiero che se ne sia andato facendo quello che amava e circondato dagli animali a cui era più legato.