La pandemia ha già modificato molte regole in diversi campi della nostra vita. Anche il mondo della formazione non ne è stato immune e sembra che un’altra importante svolta sia alle porte. In un precedente articolo, abbiamo già evidenziato come il mondo dell’università abbia bisogno di un netto cambio per rimettersi al passo con i tempi. Un primo passo in questo senso potrebbe risiedere nella trasformazione di alcuni percorsi accademiche, a quanto pare, stanno per diventare lauree abilitanti.
Lauree abilitanti: cosa sono?
Fino ad ora, per alcuni percorsi accademici, la “sola” laurea non era sufficiente. Gli studenti, infatti, dovevano, e devono tutt’ora, superare un’ulteriore prova per ottenere l’effettiva abilitazione. Ma questo sistema potrebbe presto essere semplificato attraverso l’eliminazione della prova di abilitazione, che verrà sostituita da una prova pratica da svolgersi durante la discussione di laurea.
Quali sono i corsi di laurea coinvolti nella modifica?
Questa proposta, più volte ventilata, si è fatta maggiormente concreta durante la pandemia. In quella situazione, infatti, viste le carenze di personale all’interno del sistema sanitario, la laurea in Medicina era divenuta abilitante.
In un primo momento, però, questo cambiamento riguarderà anche altri corsi di laurea tra le quali spiccano: Odontoiatria, Farmacia, Psicologia e Veterinaria. In questo caso, i corsi di laurea diverrebbero abilitanti a partire dall’autunno 2022. Per gli studenti di Biologia, Chimica e Fisica, invece, secondo quanto affermato all’interno di questo articolo, i tempi potrebbero essere più lunghi.
Quali sono i vantaggi dell’istituzione della laurea abilitante?
Il promotore di questa proposta, che ha già ottenuto il via libera alla Camera, sottolinea come il principale vantaggio derivante dall’introduzione delle lauree abilitanti consiste nel garantire agli studenti tempi più rapidi per l’inserimento nel mondo del lavoro.
Inoltre, secondo la Ministra dell’Università e della Ricerca, questa decisione, assieme ad altre riforme in corso di elaborazione riguardanti l’ambito della ricerca porterebbero ulteriori benefici. Secondo lei, infatti, ciò di cui il sistema accademico italiano ha bisogno non sono solo gli investimenti, ma anche e soprattutto di semplificazione burocratica e questa modifica si muove proprio in questo senso.
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